Riccardo Scandellari è docente di Personal Branding per scuola Holden e autore di “Fai ti te stesso un brand” edito da Dario Flaccovio Editore e “Dimmi chi sei” edito da ROI Edizioni. Sarà relatore a &Love Story il 19 marzo a Verona, nel suo intervento illustrerà come trasmettere a chi ci ascolta i segnali corretti per ottenere consenso e la giusta percezione.
In questa intervista te lo facciamo conoscere meglio e ti spieghiamo perché è importante il Personal Branding per le aziende.
Le 5 cose da sapere su Riccardo Scandellari
- Vivo felicemente a Ferrara, culla del Rinascimento insieme a Firenze.
- Vengo dalla programmazione, dal creare siti internet e applicazioni, sono un ex nerd, in realtà poi uno rimane nerd per tutta la vita.
- Sono una persona introversa, sto bene da solo e nel mio ufficio, ma non ho problemi se devo parlare davanti a mille persone, quindi non sono timido.
- Amo giocare ai videogiochi molto da nerd. C’è un gioco che mi appassiona tantissimo che si chiama Star Citizen. È un gioco che ha una curva di apprendimento molto ripida e ci gioco la sera con un gruppo su Discord che conta almeno un centinaio di persone.
- Odio la superficialità, in tutti le situazioni e in ogni contesto.
Racconta la tua professione
Sono online dal 1998. Mi collegavo con un 486 e ho visto tutta la trasformazione che c’è stata. Sono passato dal fare il programmatore ad occuparmi di comunicazione, fondando il primo quotidiano di Ferrara che tutt’ora è il più letto della città a livello digitale. In seguito, nel 2012, ho creato NetPropaganda con Rudy Bandiera che mi ha insegnato moltissimo del mondo della comunicazione e marketing.
Oggi mi ritrovo ad aver scritto sei libri e un blog che ha avuto un successo incredibile. Ho avuto clienti straordinari, ho calcato il palco con grandi professionisti tra cui Philip Kotler.
Ho scritto solo un best seller “Fai di te stesso un brand” che oramai ha superato più di 15mila copie, quindi credo di dovere molto a quel libro. Mi ha aperto tantissime porte e mi ha portato in tantissime grosse aziende con cui ho lavorato e sto lavorando.
Perché le aziende dovrebbero investire nel Personal Branding?
Sono molti gli esempi di aziende che hanno investito nel Personal Branding ed hanno avuto successo grazie alla personalità di alcuni componenti chiave dell’azienda stessa e alla loro capacità di raccontare il proprio lavoro. Questo diventa utile anche in futuro. Qualora l’azienda dovesse arenarsi e ripartire con altre idee e prodotti, cambierebbe il marchio, ma l’autorevolezza creata dalle persone di riferimento, continuerebbe a costituire la spinta iniziale decisiva.
Perché le aziende dovrebbero investire sul Personal Branding proprio con te?
Non sono io a fare la differenza, credo che debbano investire nel Personal Brand perché oggi sono più considerate le persone rispetto ai brand aziendali. Oppure sono considerati anche i brand aziendali, ma le persone hanno una capacità in più di arrivare al loro pubblico.
I top manager e commerciali riescono ad arrivare attraverso le loro facce e affiancare la comunicazione istituzionale dell’azienda con un’elemento diverso che è l’empatia. L’azienda di solito ha una comunicazione più fredda mentre le persone hanno una comunicazione più calda e più avvicinabile e quindi è un canale in più che possono attivare. Un’azienda molto grossa può attivare anche 20 30 nuovi canali attraverso i singoli Personal Brand dei propri commerciali, dipendenti e manager.
In che modo il Personal Branding può aiutare a costruire un grande brand
Il Personal Branding non è altro che applicare alcune regole del brand aziendale alla persona e cambia un fattore determinante. Mentre il brand di un prodotto, è il prodotto stesso con regole cucite su un bisogno di una fetta della popolazione, il personal branding è molto diverso perché noi non sia prodotti, ma siamo persone con competenze, valori, attitudini, temperamenti, modi di essere ed etica.
Dobbiamo non cambiare noi stessi per adattarci al mercato, ma raccontare noi stessi senza cambiare una virgola per trovare quelli che apprezzano ciò che siamo. Mentre un prodotto è scalabile, nel senso che più ne vendi meglio è, noi non siamo scalabili. Mi pare ovvio che possiamo avere 100 o 200 clienti perché arriviamo a un punto che non riusciamo più a sostenerli. Pertanto non abbiamo la possibilità e l’intenzione di occupare un intero mercato, ma dobbiamo solo renderci affidabili a quelle mille persone che hanno fiducia in noi.
È molto semplice, dobbiamo comunicare in modo coerente e costante chi siamo ad una platea che lo sa apprezzare.
Trend del prossimo futuro
Non credo che nel caso del Personal Branding ci sia un trend particolare, non penso ci sia un futuro diverso da quello che è stato il passato o almeno non nei prossimi 10 anni. Oggi abbiamo degli strumenti straordinari in cui possiamo sponsorizzare con 10 euro e arrivare a 5mila persone, ma in realtà non servono assolutamente a nulla. Le persone sono talmente superficiali, talmente rivolte con gli occhi verso se stessi che è raro che qualcuno ti dia la vera attenzione sulle cose che stai facendo. Non c’è un social in cui puoi ottenere l’attenzione, il social è il luogo in cui al massimo puoi guadagnare un’occhiata.
Un’occhiata la devi convertire nei mesi e negli anni in vera attenzione. Giorno dopo giorno devi raccontare qualcosa di diverso di te e delle tue competenze e dopo qualche mese ti ritrovi questa persona che ha compreso chi sei, si fida e inizia una relazione da cui arriva poi in successione la vendita.
La crisi professionale più grande che hai affrontato e come l’hai superata
L’unica crisi che ho avuto insieme a Rudy è stato il lockdown del 2020. Ad un certo punto, considerando che il nostro lavoro consisteva nell’andare in giro per l’Italia e non facevamo niente in remoto, abbiamo dovuto trasformare tutto dall’offline all’online. Quindi fare consulenze, formazione e anche altre attività tutte online. Inizialmente siamo rimasti un po’ spiazzati, ma subito dopo, avevo già organizzato corsi e tutta una serie di attività con i clienti. Infondo, chi meglio di me sa fare queste cose online? Ma non eravamo strutturati per farlo.
Dopo questa esperienza, è chiaro che la richiesta di mercato richiede sia l’online e l’offline. Devo ammettere che da qualche tempo non amo moltissimo andare in giro e quindi faccio tantissime attività online e amo farle. Prima preferivo andare in giro, ma forse perché non le avevo mai fatte. Adesso apprezzo moltissimo rimanere a casa o in ufficio e fare tutto senza dovermi muovere. Ovviamente non sono io a dettare le regole ma sono i clienti, se mi vogliono presso i loro uffici o con le formazioni dal vivo ci vado. Però se dovessi essere io a preferire, in questo momento ho cambiato il modo di vedere le cose e quindi preferirei farli online.
Il caso studio di cui vai più fiero
Ho mille casi studio e ne vado fiero di ognuno di loro. Mi rendono orgoglioso soprattutto le situazioni in cui le persone, leggendo i mei libri, sono riuscite ha determinare il proprio successo personale, ho diversi esempi.
Non sono stato io direttamente a dire cosa e come dovevano fare, ma lo hanno appreso attraverso le parole del mio libro. C’è un vecchio detto che dice “il maestro si palesa quando l’allievo è pronto” queste persone erano già lì per fare lo scatto finale e il mio libro è stato l’elemento che li ha trasformati.
Digital Assistant – Collaboro con aziende e professionisti per lo sviluppo del loro business online.
Ottimizzo la comunicazione di ecommerce, blog ed email marketing.