Salvatore Russo incontra Gabriella Crafa, Vice Presidente di Diversity, e insieme affrontano l’argomento della diversità e dell’ inclusione soffermandosi sul ruolo delle aziende e di come comunicare usando le giuste parole.
Diversity è un’associazione no profit che diffonde la cultura dell’inclusione in collaborazione con istituti di ricerca, università, istituzioni, organizzazioni non governative nazionali e internazionali per combattere pregiudizi e discriminazioni coinvolgendo anche le aziende e il mondo del lavoro. Ogni anno premia con i Diversity Brand Awards i migliori progetti di Corporate Social Responsability e Diversity & Inclusion.
I brand per la Diversity & Inclusion
Il ruolo dei brand è importante, la diversità e l’inclusione sono tematiche fondamentali per avere un ambiente di lavoro in cui è importante capire le sensibilità delle persone che ci circondano perché ci arricchiscono e ci rendono più capaci di comunicare in maniera corretta, comprendere gli altri è un dono che facciamo a noi stessi perché ci aiuta a vivere meglio e a dare alle persone ciò che veramente chiedono e di cui hanno bisogno.
Comprendere è un bellissimo verbo, spiega Gabriella, significa abbracciare il punto di vista dell’altra persona a farlo proprio. Quando si parla di diritti e di una società più equa questo deve partire da noi, dalla nostra responsabilità individuale.
Per le aziende è una grandissima occasione per creare una comunicazione più efficace e dei servizi e prodotti che siano realmente coincidenti con quello che le persone desiderano.
Gabriella afferma che:
- consumatori e consumatrici finali vogliono fortemente dei brand inclusivi;
- persone italiane, ben l’88%, vuole che le aziende lavorino bene in modo coerente e significativo su queste tematiche e non solo in determinate occasioni;
- gente che vuole venga impostato un discorso strategico con lo sviluppo di strategie di comunicazione che trasmettano i valori del brand. Mentre sul fronte interno queste tematiche vengano sviluppate in termini di: training, di crescita e cambiamento culturale, di processi di reingegnerizzazione di prodotto e quant’altro.
I media digitali ci hanno abituato a un ravvicinamento fra brand e persone: questo avvicinamento deve essere reale e concreto e non deve essere solo empatia bensì un tema di rappresentazione della realtà, cioè un contatto serio con le persone.
Per i brand la Diversity & Inclusion è un tema etico e di business.
Tutte le aziende che non sono delle no profit devono comprendere che lavorando su questi argomenti in modo etico e in modo sano riescono a raggiungere anche importanti obiettivi di business.
Oggi le aziende possono fare business in maniera differente, comunicando in modo differente e avendo un approccio alla vita sociale differente e avendo anche un occhio di riguardo per le differenze
Salvatore Russo
Gabriella racconta ciò che IKEA, con il progetto ThisAblesha ha realizzato in Israele: l’azienda ha lavorato con delle associazioni che si occupano di queste tematiche, comprendendo i bisogni delle persone e creando una serie di componenti aggiuntivi per i mobili, affinchè le persone con disabilità possano fruire in modo più semplice di alcuni oggetti di uso quotidiano.
Le aziende dovrebbero un po’ scendere dal piedistallo e mettersi a contatto con le persone e raccontare quelli che sono realmente i loro bisogni, suggerisce Gabriella. I problemi, le opportunità i temi di qualunque tipo vanno compresi con le persone che sono direttamente coinvolte o che perlomeno abbiano una sensibilità corretta per superare determinati argomenti.
Fortunatamente in Italia i brand iniziano a rendersi conto che questa è una bellissima assunzione di responsabilità e che possono fare la differenza sia all’interno della propria organizzazione sia all’esterno avendo un impatto sulla società reale.
Diversità e inclusività: lo scenario italiano
Diversity non guarda solo ai brand, ma anche a chi nell’informazione comunica in modo inclusivo e abbraccia tutti senza distinzioni. Ecco perché il 19 Luglio 2021, ai Diversity Media sono stati premiati i personaggi e i contenuti media che hanno contribuito a valorizzare la diversità: identità di genere, orientamento sessuale, etnia, età e generazioni, disabilità.
A questo proposito Salvatore chiede a Gabriella se dagli spot, dalle serie tv e dalle campagne marketing dei brand ha visto una fotografia della realtà oppure il mondo che vorrebbero. La risposta è stata “È molto differente quello che restituisce lo scenario italiano da quello che restituisce lo scenario straniero. All’estero sono decisamente più coraggiosi, ad esempio: il mondo dell’intrattenimento restituisce un’immagine di un’Italia che vorrebbe ma ancora non può – Non siamo abbastanza coraggiosi e coraggiose anche se rispetto agli anni scorsi un po’ di più si racconta e se ne parla. Tutto questo sicuramente rappresenta una realtà ma non ancora la realtà”
La risposta di Gabriella è chiara, siamo sulla buona strada, ma abbiamo ancora molto da lavorare per arrivare a rendere lo scenario italiano del tutto inclusivo e dove la diversità non sia più vista con discriminazione, ma come una parte fondamentale nella vita di ognuno di noi ed in questo il digitale copre un ruolo importantissimo.
Il mondo dell’attivismo digitale
Quest’anno il mondo dell’attivismo digitale, ha dato un grande contributo nel far sentire la propria voce a favore delle tematiche sulla Diversity & Inclusion ed è proprio nel digitale che possiamo guardare per prendere spunto.
In merito a questo, Gabriella continua il suo racconto sull’inclusività menzionando alcuni progetti che meritano di essere raccontati e seguiti. Storie di persone che si espongono e raccontano online ciò che per gli altri è diversità la loro normalità.
Come creator emerge il nome di Luca Trapanese, un ragazzo gay che ha avuto in affido Alba, una bimba meravigliosa con la sindrome di down.
Luca racconta la quotidianità con la sua bambina come la normalità di una famiglia composta da un padre e da una figlia e lo racconta in modo forte per normalizzare tutto quello che come stigma c’è intorno a una famiglia di questo tipo.
Altri nomi di creator che insieme a Luca in nomination per il premio Diversity Media Awards 2021 sono: Nicole Rossi, Giulia Valentina, Tia Taylor, Francesco Cicconetti in arte mehths, un ragazzo transgender che parla della propria transizione e di tutti i problemi che le persone cisgender non possono conoscere.
Nei suoi racconti aiuta a comprendere il suo mondo, ad avvicinarlo e soprattutto tira fuori argomenti che sono molto forti e che servono a normalizzare queste tematiche e a vederle per come sono: delle storie normali di persone che stanno affrontando dei percorsi di vita non proprio facili.
Altra creator è Benedetta de Luca, una tra le prime influencer disabili che organizza eventi di moda inclusiva ed è sempre in prima linea per i diritti delle persone con disabilità.
L’attivismo digitale ci porta alla scoperta di mondi che in alcune situazioni sono distanti dai nostri, ma che ci riguardano direttamente perché noi siamo la collettività e non possiamo prescindere dalle altre persone.
In tutto questo, i brand, ma anche ognuno di noi deve comprendere che abbiamo di fronte un mondo complesso, il mondo reale è un mondo variegato, non possiamo pensare di avere davanti quando comunichiamo solamente un uomo di 40 anni cisgender eterosessuale, non possiamo più pensare solo a questo tipo di target, dobbiamo essere consapevoli che il mondo è diverso da quello che ci rappresentiamo nella nostra testa.
Comunicazione inclusiva
Sappiamo benissimo quanto le parole possano ferire, emozionare e coinvolgere. Quando parliamo di inclusività, saper comunicare è anche saper utilizzare le giuste parole.
Ed è qui che Salvatore tocca un argomento molto importante che è quello di quali siano i termini per comunicare in modo corretto e in che modo la lingua italiana si deve assolutamente adattare all’inclusività, “È giusto sforzarsi di capire con quale terminologia dobbiamo rivolgerci a una persona perché è una questione di comprensione e anche di sensibilità, ma anche di lavoro su se stessi” spiega Salvatore.
Gabriella, perfettamente d’accordo con quanto detto da Salvatore, aggiunge che adoperare le parole corrette significa semplicemente abbracciare le altre persone e farle sentire serene, farle stare al mondo come vorremmo stare al mondo noi e quindi bisogna essere propensi all’ascolto e all’empatia.
La lingua è la forza di quello che diciamo e in italiano ci sono delle regole e c’è qualcuno che si aggrappa a queste regole, ma la questione è che in realtà la lingua è semplicemente un’espressione della società, quindi se c’è la necessità o sentiamo necessità di aggiungere nuovi termini e nuovi modi nessuno ci vieta di farlo.
La capacità della lingua è di rispecchiare il reale, ma anche di modificare il reale. Se usata in modo corretto, questa funzione del linguaggio in determinate tematiche deve evolversi. Se pensiamo al passato lo abbiamo già fatto, questo perché ci siamo adeguati ai vari cambiamenti, se così non fosse stato come parleremmo oggi?
In questo periodo si parla molto di asterisco e schwa (ɘ). È una tematica in cui si riscontrano diversi punti di vista, lo schwa è l’opzione più quotata e si sta parlando di come adeguare questa vocale alla lingua italiana, l’asterisco è già stato scelto anche da alcuni brand per una comunicazione inclusiva. Entrambe le tipologie hanno come obiettivo l’essere quanto più inclusivi possibile con particolare riferimento alle persone che hanno un’identità di genere diversa da quella cisgender.
“Capisco la necessità dell’asterisco, però noi siamo esploratori dell’ oggi e del domani e il nostro compito non è fermarci a quello che abbiamo ma andare verso quello che possiamo creare. Dal punto di vista stilistico l’asterisco è terribile, si dovrebbe trovare il modo di comunicare che possa andar bene per tutti “ questo il commento di Salvatore.
Un commento che fa intendere chiaramente che nella comunicazione è importante fare uno sforzo in più per trovare con le parole il modo giusto di esprimersi senza utilizzare necessariamente escamotage grafici. Non si tratta solo di comunicare, ma di comprendere la realtà.
Non si tratta solo di usare l’asterisco o schwa, sarebbe riduttivo pensare che il tema sia solo nel loro utilizzo, ma comprenderne l’importanza. So che lo schwa è difficile da usare nel parlato, ma è qualcosa che dobbiamo imparare perché secondo me nell’idea di avere una collettività che si sente a suo agio in qualunque tipo di situazione e che abbraccia tutte e tutti indifferentemente, è uno sforzo che possiamo fare, spiega Gabriella.
Diversity & Inclusion cos’è cambiato negli ultimi anni
Hai visto dei miglioramenti negli ultimi cinque anni? Chiede Salvatore. Devo dire si, risponde Gabriella. Le conversazioni hanno visto dei miglioramenti anche se a piccoli passi grazie e soprattutto alle persone che hanno lavorato bene sui canali digitali, come i creator di cui abbiamo parlato prima e ce ne sono moltissime altre che hanno avuto il grande pregio di tener viva la discussione e di inquadrare i temi in un modo più maturo rispetto a prima
Purtroppo però l’odio in rete è ancora attuale ed è sicuramente una grandissima piaga in cui ci sono le tipiche fazioni con cui difficilmente si riescono ad instaurare discussioni costruttive.
Si possono avere dei punti di vista diversi, ma bisogna essere propensi all’ascolto e al dialogo, ed è questo che deve avvenire sui canali social. Tutti dovremmo cogliere l’opportunità per comprendere molto più a fondo queste tematiche. In questo i brand dovrebbero essere in prima linea non solo per coinvolgere chi la diversità la vive in prima persona, ma anche per diffondere messaggi d’inclusività.
L’associazione Diversity lavora a stretto contatto con tantissimi broadcaster che hanno compreso l’importanza di queste tematiche. Spesso si ritrovano di fronte a delle persone che ne risentono personalmente e quindi vogliono che: i sottotitoli, il mondo del doppiaggio e tutto quello che ruota intorno a un prodotto di questo tipo, che sia seriale o un prodotto cinematografico, debba essere rispettoso nei confronti di tutte le persone, nessuna esclusa.
Se il mondo dei media se ne sta rendendo conto in modo così profondo, se nel web se ne parla sempre di più è perché finalmente qualcosa sta cambiando.
Chi lavora nel mondo della comunicazione digitale e i brand non possono non considerare questo cambiamento anche in relazione alle loro attività di business.
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